THE TIME IS RUNNING OUT

Ebbene sì, è passato un mese e 20 gg dalle nostre avventure di bagni rotti e festa della Repubblica. Il mio ritardo è assolutamente imperdonabile ma in mezzo a questo immenso cammino si sono aggiunte due gite a Buenos Aires e IL viaggio ad Iguazù.   

Ormai siamo al momento del bilancio, nel mezzo di un leggero rancore ma di tanta emozione, per il tesoro che ritroverò scendendo dall'aereo del ritorno (e chissà se ci sarà una nuova "ida"). 
Quel 2 giugno è stata una festa incredibile, e da quel momento in poi molte volte mi sono sentita così, una "TANA" (ital-) accolta e aiutata, spesso più a parole che a fatti, ma a volte anche quelle servono. Quel 2 giugno ci ha fatto conoscere una compagnia capitanata dal vendedor de auto F., che in due giorni ci ha fatto conoscere la sua famiglia e mangiare asado a casa sua, e qualche locale nei week end successivi, ma che poi è svanito nel nulla. Un po' tutto qui sembra aver fatto questa magia. Ci sono stati tanti momenti in cui avrei voluto sentirmi meno sola, o avrei voluto essere completamente sola.  Avrei desiderato molti più momenti di congregazione, ma l'apertura degli argentini si ferma al dire di renderesi utili e ad agire poco.

In tutto questo il lavoro ci ha dato tutto ciò di cui avevamo bisogno, grandi soddisfazioni, un corso tenuto dalla Prof. Cami, con poca affluenza ma che si ripeterà la prossima settimana. E quanto ricorderò la preparazione della presentazione, la sensazione del tragitto al lavoro in una fredda mattina in cui sapevo che sarei stata la protagonista insieme alla mia collega, due stagiste coi fiocchi. E così arriviamo, aspettiamo degli iscritti che però non arrivano e c i accontentiamo dei 4 gatti che hanno deciso di non abbandonarci. I miei consigli pratici sulla comunicazione pare abbiano appasionato un avvocato italiano hablante che avrebbe voluto fermarsi di più su ogni slide. E pare che anche la mia vita stia scrivendo delle slide che mi schiariscono l'obiettivo.

E poi arriva il nuovo stagista romano. Grazie a lui conosciamo una pazza venezuelana (una delle mille persone con cui vive), che ci porta a una sera di scambio linguistico, che sembrava più una serata per persone sole che hanno voglia di parlare. Gli anglofoni erano angolati in un'altra zona del locale ahimè. Parliamo con argentini un po' mayores, un pazzo dj e presentatore televisivo, mi accorgo che tutti i film italiani che hanno fatto la storia del nostro cinema, sono stati visti da loro e non da me (Cinema Pardiso). 

Un'altra serata strana: il direttore invitato ad un cocktail con estrazione notebook HP, non avendo nessuna intenzione di andare ci propone rappresentarlo. Noi due stagiste accettiamo, ci accreditiamo per telefono e con mille curiosità arriviamo all'Hotel lussuoso stabilito per l'incontro. Dopo aver sbagliato alcune sale, arriviamo, con mezz'ora di ritardo = esattamente perfette per l'inizio della presentazione. Inizia a parlare un signorino molto self-confident, poi arriva un'altro che presenta tutti i nuovi prodotti hp ed io inizio a sentirmi addosso una gran voglia di andare a casa senza nemmeno aspettare la cena a sbaffo (chissà mai se ci sarà, siamo arrivate tardi, son già le 20 e si muore di fame). Un po' perchè oltre alla mia pressione bassa mi si siede accanto un ragazzo, con un odore terrificante. Ma io dico, si può, nel vivere civie e sociale, puzzare in quel modo? non avevo l'acqua con me resto seduta fissando le slide (ora si parla di Intel e l'evoluzione dei processori) in uno stato di disgusto ma troppo apatica per decidere di andarcene. E invece stoiche teniamo duro e la tensione si solleva, arriva il momento finale: estrazione premi. In quel momento riesco a fami risvegliare da una piccola speranza, nonostante la mia profonda consapevole sfortuna nei giochi. Infatti nè io nè la mia amica collega risultiamo assegnatarie di premio. Ma un premio si, ci spetta, il buffet! e cosi affamate ci dirigiamo alle pietanze, dopo un primo cosi cosi il secondo ci soddisfa, stiamo tra di noi osservate da una fauna prevalentemente maschile, ma non contente aspettiamo nella speranza di coronare la nostra serata con un bel dolce. E fu così che proprio nel momento dell'arrivo del piattino sognato, si avvicina il beniamino che aveva aperto la presentazione, proprio lui, con tutti i sistemisti che erano presenti si è fermato a parlare con noi, due italiane che NON sono sistemistas, e non hanno seguito nulla della presentazione, ma hanno apprezzato l'estrazione e sopprattutto il buffet! tra una parola e l'altra praticamente veniamo invitate alla serata con i beniamini - si avvicina anche un viscido venezuelano sempre immischiato - ci scambiamo biglietti da visita  come il nostro amato direttore aveva sperato, ma decliniamo a malincuore l'invito per il timore di essere un po' di troppo! La grande differenza parare con porteños e con rosarinos (parlo del signoirino HP di Buenos Aires, il tipico commerciale brillante). La gente che vive nelle grandi città ha una mentalità diversa e tutto ilo mondo è paese, ormai si sa. Rosarinos che parlano male de porteños e vice versa. Barriere comunicative, stili di vita. Io sono nata in quella mentalità "rosarina", ma mi sento cresciuta come una porteña, e chissà se avro l'opportunitá di diventarlo, cittadina del mondo. Ringraziamo per l'invito e ce ne andiamo a casa col sorriso degli incontri bizzarri che si possono fare in una serata da intruse.

Una giornata che merita una nota speciale è stata quella  del DIA DEL AMIGO. Come ogni festa commerciale, molta gente è stufa di farsi spremere economicamente per serntirsi obbligata a fare regali euiscire la sera, ma come in ogni mondo nessuno alla fine si tira indietro, vista l'impossibilità di trovare un posto per mangiare fuori la sera del dia del amigo. Anche il nostro direttore prima di uscire dal lavoro ci offre una riunione con coca e carlitos (tipo tramezzini), io e la mia compagna di avventure ci sentiamo più vicine, ci beviamo un drink di aperitivo - rigorosamente liquore al dulce de leche - e poi si esce. Sensazioni dolci amare accompagnano una leggera sensazione di solitudine, di lontananza dalle amicizie radicali che con tanta fortuna posso vantarmi di avere, a distanza, ma ci sono. Una pizza con patatine fritte e brownie con gelato saranno le nostre picole soddisfazioni, dopo  aver trovato un posto per caso vicino a casa a ver udito gente italiana in un tavolo vicino. Chissà qual buon vento.

Ed ora IL momento. Non potrò non raccontare la serata più tranquilla ma intensa nel suo essere diversa. Una messa, ma non una messa qualunque, la messa di Padre Fernando, un prete giovane conosciuto il 2 giugno ed amico del nostro direttore. Una messa diversa fin dall'inizio, il significato che può avere per me entrare in chiesa assume qui tutta un'aura particolare. Sarebbe frivolo soffermarmi sui dettagli simpatici del nostro arrivo con il super Direttore, non voglio togliere scena ai tratti salienti di quest'esperienza. Don Fernando è semplicemente fantastico, scende dall'altare e mentre predica interpella i fedeli intorno a sè. Coinvolge, come nella messa che ognuno di noi sognerebbe. Ma nel momento delle preghiere finali, nomina il nostro direttore, e le due italiane che ormai alla fine del loro percorso qui in Argentina hanno bisogno di tanta fortuna per il loro futuro, e chissà se saranno state bene qui e chissà se torneranno. Le sue parole risuonano in tutta la chiesa come da voce angelica e delle lacrime di commozione mi pervadono gli occhi, senza sgorgare. Alla fine della messa tutta la comunità ci riconosce, e si avvicinano e ci salutano, soprattutto signore anziane giovani disabili. Il Padre superiore ci parla della sua vita a Roma per ben 11 anni, le storie che coinvolgono il fondatore della comunità, Don Orione e la città della mia compagna. Ci mostra la scuola, il sacrestano è un ragazzo giovanissimo che studia scienze politiche e infine Don Fernando con vesti laiche esce e tutti e quattro insieme con Don al volante andiamo a mangiarci una pizza alla Vendetta. Poter parlare col Padre è stato come parlare con una persona che mi conosce da sempre. Abbiamo riso e parlato seriamente. La serata si conclude cosi, nonostante tutti pensassero che avremmo continuato in qualche locale di gente comune. Ma il tesoro di questa serata vale molto di più di un qualunque ritrovo in boliches o bar della zona. 


E così si conclude la penultima settimana argentina, con la testa piena di pensieri, con amarezze e gioie, aspettative e speranze. E mi resta un grande interrogativo, sul dolore e sulla fede. Mi resta la certezza che nessuno può davvero capire il dolore, mentre lo si sta provando, e nemmeno tu puoi realmente spiegarlo, è inarrivabile. Il dolore può essere grande e assoluto, non si può relativizzare a quello più grande di qualcun altro. Può nascere da una sciocchezza, da un'illusione, da una delusione, da una solitudine. In quel dolore è forse solo Dio presente.



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