Bangkok - giorno 2


Il sole sorge il secondo giorno sul cielo grigiastro di Bangkok. 

Cerchiamo di svegliarci presto, mai sufficientemente presto, per la visita piú importante: il Palazzo Reale. Quando leggevo sulla preziositá e imponenza, non avrei mai immaginato quello che poi abbiamo visto. E nemmeno avevo immaginato la severitá delle restrizioni per entrare: sapevamo che non potevamo far vedere braccia e gambe, ma non é sufficiente un pareo, é necessario avere le "maniche vere attaccate alla maglietta". É l'unico modo in cui posso tradurre quello che abbiamo intuito quando ci stavano negando severamente l'entrata. Non é tutto cosi disastroso,come giá stiamo realizzando stando da poco piúdi 24 ore in Thailandia, é che hanno una speciale inventiva e acutezza nelle attivitá commerciali, effettivamente proprio di fronte all'entrata del Palazzo un negozietto di magliette le "noleggia" per poco piú di un euro.
Degno di menzione é il trasporto da hotel a Palazzo Reale: cercando di contrattare come delle esperte tailandesi, il tuk tuk ci abbassa il prezzo a patto di fare delle "visite" a negozi. E così ci fermiamo tre volte in tre negozi distinti, anche se con noi non fanno molto affare, dato che non vediamo nulla di nostro gusto. L'autista non sembrava sorpreso, sembrava piuttosto a suo agio con il tour e tranquillo di aver compiuto la sua parte del business. 
La visita é semplicemente spettacolare e indescrivibile: spettacolare la cura dei dettagli, i mosaici, le pietre preziose, il Budda  di Smeraldo (cui non si puó scattare foto per rispetto), i guardiani di pietra a salvaguardare le entrate, le curiose decorazioni arzigogolate dei tetti. Indescrivibile per i suoni delle preghiere , il silenzio, i templi casuali dentro al complesso dove si possono incontrare Buddha in varie posture e i fedeli pregando, rigorosamente nelle posizioni permesse, ossia mai con i piedi contro il budda. 
Le visite seguenti nella zona del Palazzo meritano, anche se non arrivano a tanta sontuositá, il Budda disteso fatto d'oro é un 'impresa da fotografare, solo i migliori prospettisti possono riuscirci... e invece:

Per rompere un po la routine di templi, ci dirigiamo a pranzare a China town, ovviamente cercando il nostro Tuk Tuk di fiducia.

Incredibilmente riappare la mafia del River Seafood (vedi post precedente) e pretende lasciarci li, ma praticamente lo obblighiamo a lasciarci come stabilito in China Town e cercarci un posto dove mangiare li.

L'esperienza del ristorante cinese é stata delle peggiori della vacanza, non so se per lo stile di cibo o per il posto in sé... ma la passeggiata nei mercati di Chinatown ai tempi del coronavirus (ora che sono passati piú di 15 giorni lo possiamo dire) è da ricordare. Vie strettissime dove ti puoi perdere, gente passando con la moto in uno spazio angusto, alcuni ambulanti di cibo con pentole enormi tra un posto e l'altro... non penetra nemmeno il sole nei vicoli, l'odore di plastica asfissiante.

L'ultima tappa del pomeriggio sará il Wat Saket, che chiamano montagna d'oro. Non é un tempio estremamente bello nelle sue fattezze, ma la passeggiata per arrivare fino alla cima é resa estremamente bucolica dalle cascatine, i fiori le scale, i buddha e le case degli spiriti. Un bel contrasto dalla cittá fuori dalle mura. La costante delle case degli spiriti ha una simbologia speciale, sono presenti in tutte le case e giardini con funzione di protezione e sono una piccola architettura sofisticata, in contrasto soprattutto quando si cammina per le strade e i marciapiedi disfatti della cittá, intoccabili con le offerte della gente (bottiglie di acqua, monete, oggetti di tutti i tipi). Sembrano essere quasi l'unico elemento di continuitá fra la cittá e la purezza dei templi.

Dopo un riposo con doccia in hotel, la sera tuk tuk con destinazione mercato notturno. Ci avevano avvertite, ma al primo impatto ci eravamo dimenticate della promessa. Sembra una mercato come un altro, con marche false e artigianato, ma proprio agli estremi i locali a porte aperte lasciano intravedere delle giovani asiatiche in biancheria intima, ballando a modo loro. Di nuovo é il contrasto che ci lascia a bocca aperta, un paese cosí rispettoso e distaccato, ma la prostituzione é sotto gli occhi di famiglie e bambini. La notte non é ancora inoltrata e dopo una cena un po' più "occidentale" nel senso di piú cara e non sulla strada, un taxi ci porta al Bayan Tree, un hotel con vista per apprezzare la cittá dall'alto: il buio le luci, l'assenza di odori, l'altezza, l'ambiente raffinato che ci circonda quasi sembra teletrasportarci su un altro pianeta. La vista da un'altra prospettiva e con il sole non é la stessa cosa, e lo stile occidentale spettacolare a livelli di Empire State, non finisce di stupirci.










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