9 giorni in Thailandia: Bangkok, giorno 1

Dopo anni di vita da espatriata, viaggi europei, nuove vite ed esperienze conosciute, forse troppe per poter lasciare una traccia scritta, mi ritrovo di nuovo a vivere un viaggio, da turista sì, ma con tutta la stoffa per riempire un post dettagliato. 
La Thailandia per pochi giorni, non é stata solo un bel mare, una cittá caotica, o delle rovine. La Thailandia é stata la gentilezza delle persone, i rumori, gli odori di pad thai per la strada in contrasto con i tombini, i tuk tuk, e tutte quelle sensazioni che ha lasciato sul mio diario di viaggio.


Bangkok

Giorno 1 

L'arrivo a Bangkok ci inghiotte: arrivo all'aeroporto alle 7 am ora locale, in un giorno detto "il giorno del Budda". Non conosco il calendario Buddista, ma deve equivalere a qualunque festivitá religiosa  con il plus del traffico, che già nella sua configurazione normale non permette la circolazione di un pedone abituato allo stile europeo. La menzione del giorno del Budda sarà un informazione verificata poi da varie conoscenze fatte durante il resto della giornata e confermata da altri effetti collaterali cittadini. 
Il taxista - si trattava di un transfer privato dell'hotel - non parla molto inglese, per cui la conversazione non fluisce, ma sufficiente per aver compreso l'importanza della giornata. 
L'arrivo all'hotel: con un jet lag di quello peggiori, quelli che ti tolgono ore perché si vola verso Levante, e senza avere ancora la stanza pronta, le gentilissime (i?) receptionist ci indicano piscina e necessario per riposare nel frattempo. Mi aspettavo un paese discriminante e conservatore, ma probabilmente mi sbagliavo, o non nel modo in cui avevo inteso. I ragazzi vestiti da donna nel loro protagonismo e con una naturalezza e una grazia mai visti, portano con orgoglio un tailleur e rossetto rosato. 
Il contatto con il guardiano della piscina, nuovamente con una scarsa comunicazione in inglese, ci fa sentire come a casa, ci cambia gratis una bibita perché non volevamo ghiaccio e ci fa ricordare che fumare come potrebbe essere perfettamente normale in un luogo aperto, non é possibile in Thailandia, a meno che non sia una zona specifica per fumatori. Fantastico, puro paradiso evoluto. 

Alla volta della cittá, il nostro piano di andare a mangiare a Chinatown viene interrotto prima di iniziare: un signore affabile, che ci vede appena sbarcate ci consiglia di andare direttamente a vedere il Wat Arun, prendere una barca sul Chao Praya (ma una specifica, non quelle delle escursioni) vedere le palafitte e scendere poi al Wat Arun, l'unico tempio che volevamo vedere al di là del fiume. Il "professore tailandese" ci ferma un Tuk Tuk che per soli 20 baths (60 cent!) ci porterà direttamente o quasi alla fermata. Da indicazioni al nostro autista e si va, primo impatto grazioso con lo smog e la sfida del rischio delle strade di Bangkok. Noi tra mille dubbi, il fatto é che tra i nomi in tailandese e l'accento non inglese del professore, non avevamo chiaro di essere arrivate alla "fermata" giusta: ci propongono un tour del Chao Praya per 2000 baths e ci pareva un po' caro, il posto tra l'altro non era una fermata di una barchetta pubblica ma un privato,  chiamato "River Sea Food". Con destino pranzo, ci allontaniamo da quel punto di fuoco di gridi ni contrattazioni per non farci andar via, e ci addentriamo per una strada qualunque.
Una signora anziana, come in una specie di estensione di casa sua, sta cucinando con un odore delizioso. Non sapevamo che quella sarebbe stata il miglior pranzo di madre del nostro viaggio tailandese. 
Una ragazza giovane, che ci ha fatto da interprete con la signora, mangia con noi e una collega nella stessa tavola, ci racconta che lavora nei dintorni e che va a pranzare ogni giorno, ci chiede sulla vita europe, sullo stato della Spagna e altri temi di attualità.Varie apparizioni Ex machina, una ragazzo che ci spiega il funzionamento delle barche, il marito che ci serve da bere, e per un istante sembra che ci manchi solo la lingua, per sentirci parte di loro. La ragazza ci voleva offrire il pranzo ma noi ci opponiamo, ci accompagna all' incrocio da dove tutto era cominciato e così ci salutiamo. 
Successivamente cerchiamo senza successo la fermata della barca pubblica, ma un nuovo professore anziano - e non lo stesso, qual figura mitologica con differenti antropomorfie,  ci raccomanda di prendere un tuk tuk, di quelli pubblici, che ci portava per soli 40 baths (non troveremo a partire da qui nessun tuk tuk inferiore ai 100, nonostante i miei sforzi per identificare i tuk tuk pubblici dai privati). 
E di nuovo, la"mafia" del river sea food, di nuovo dopo il girovagare ci troviamo li, a quanto pare il giorno del Budda ferma tutto e le barchette pubbliche chiudono. E così ci lasciamo trascinare, negoziamo  un po' il prezzo - per fortuna non era la stessa persona di qualche ora prima -  il tour e andiamo sole in barca al nord della città, le case sul fiume, tipo palafitte, le persone, molte anziane che dalla barca offrono prodotti per i passanti in barca. In un solo giorno riusciamo a percepire una certa facilità nel creare da zero nuovi business. Una  delle signore delle palafitte per esempio, chiedeva 100 baths per autocomprarsi pane e  darlo da mangiare ai pesci del fiume. 

Il calore, l'umidità, il jet lag e le poche ore di sonno ci fanno stare a mala pena in piedi, ma dalla barca riusciamo a scendere  e girovagare per il primo tempio, il Wat Arun, i suoi giardini, i suoi ori e le pietre preziose che ci accompagneranno nella visita dei templi e soprattutto i suoi monaci, essenziali, loro e la loro tunica arancione. 

La sera dopo un riposo in hotel, ci dirigiamo al Khao San Road con il nostro adottato medio di trasporto tuk tuk. Inizio a trovare delle similitudini quanto meno, senza necessariamente siano conclusioni.  I giovani dei tuk tuk e i negozianti in generale, parlano poco inglese, cercano di alzare il prezzo ma sono molto facili da contrattare al ribasso piuttosto di perderti, proteggono il loro lavoro (per esempio se sono privati, non danno informazioni sui pubblici) - e hanno i denti abbastanza trascurati.

Khao San conosciuta per essere una via hippie e di negozi ambulanti di tutto, massaggi, cibo, artigianato e molto trafficata, le immancabili ghirlande di fiori che si usano per adornare qualunque cosa e sono così naturali e perfette.  Con fame, optiamo per uno degli ambulanti con la loro piastra per la strada. Il pad Thai con gamberi fatto al momento contrasta con il nostro nuovo compagno di merende, l' inaspettato ratto, che stava girovagando per i bidoni di spazzatura proprio dietro di noi. Ma non importa, continuiamo a mangiare come se non fosse successo nulla, perfettamente integrate con la fauna locale. 

La sera a Bangkok sembra spegnersi presto, ma di fronte al palazzo reale non manca luce e l'immagine del re (costante in tutta la città) risalta in tutta la sua pomposità. Impone un'aria di dittatura, questa iconografia così forte del capo monarca dello stato. Ultimo tuk tuk del giorno, che, oltre a rispettare il nostro canone di autista tuk tuk con relativi attributi e musica  thai ai massimi decibel possibili, si distingue per farci un book completo di foto sul tuk tuk una volta arrivato,  e tutto sorridente, non si sa se per il nostro look, per il nostro stile "scosciato" o semplicemente per interpretare a modo suo il nostro desiderio di immortalare quel momento. 





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