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Appartamento non convenzionale

Per le strade di Madrid con una regolarità assai piacevole tutti i giorni percorro la mia via verso il lavoro Visualizzazione ingrandita della mappa e una mattina come tante preparo borsa a tracolla, sacchetto con cioccolatini italiani, musica nelle orecchie per pensare. Da ormai un mese passo a fianco ad una comunità nigeriana, al parrucchiere con gli occhiali da vista colorati, al signore che fa uscire i churros con la loro forma caratteristica dall'impastatrice e si mostra attraverso il vetro del suo bar. Un ragazzo con l'Ipod che vedo ogni mattina, il sole - mi sto abituando a un tempo troppo bello - e il mio passo scattante che non mi fa sentire alcun freddo. E' lunedì e ripenso al giovedì notte di salsa, e al sabato notte, alle luci del Joy che rischiarano la chiusura delle 6 del mattino, il dolore ai piedi, la metro. Osservo nei bar le persone che fanno colazione e oltre a chiedermi perchè in italiano non esista la parola "colazionare" che sa

L'ARRIVO

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Un po' per caso, un po per destino o volontà, mi ritrovo ad affrontare un nuovo periodo all'estero, a metà ancora tra studio e lavoro, apprendimento e guadagno.  C'è chi dice che lo volevo, c'è chi mi stima, c'è chi non comprende. Fattostà che siamo ancora qua, nuovo incubo valigie, nuovo appartamento, nuova città, stranieri. E sono una testimonianza delle tante, che fuggono dal paese d'origine per cercare fortuna. In realtà non sono poi così avventuriera, non sono passata dalle stelle alle stalle, sono in un paese più che civilizzato -  qui i paragoni con il recente soggiorno argentino sono inevitabili - già assunta come stagista con un progetto europeo. Dejavù: all'aeroporto Valerio Catullo di Verona, esattamente come alcuni mesi fa. Eppure stavolta non mi scendono lacrime. C'è più nervoso, agitazione, come di chi lascia un sacco di sospesi e ha paura di non riuscire a risolverli. Non ci sono lacrime perchè non mi sento più sola, ma solo un po&