25 de Mayo a Victoria

Un bel mercoledì per spezzare la routine lavorativa questa fiesta del 25 de Mayo, mercoledì. Giornata grigia, decidiamo di fare una gita, dato che ogni Argentino ci chiede se non cisiamo mai mosse da Rosario visto i paesaggi fantastici sparsi per la nazione. Victoria, una sorta di cittadina fantasma, per arrivare si passa il ponte su quell'enorme chiazza marroncina del Rio Paranà.
Ci uniamo al nostro neo compagno di avventure (anche lui stagista italiano), e ci troviamo puntuali (da bravi Italiani) alla stazione principale degli autobus di Rosario. Qui il "colectivo" funziona meglio di un treno, anzi è l'unica possibilità oltre l'aereo, per mete anche distantissime, con i posti letto e semi letto per coprire anche distanze di migliaia di km e ore ed ore di viaggio. Biglietto acquistato, ci aspetta un'oretta in cui non aspettiamo altro che vedere le famose mucche in ammollo nel fiume. Bovini allo stato brado che se ne stanno fino a mezza corporatura immersi nell'acqua. Nel momento in cui lo spettacolo inizia a ripetersi medesimo per km e km il sonno mi coglie nel tepore dei pensieri, di quanto desiderio nutro di poter avere al mio fianco le persone più care che ho, lontane. Ma sto vivendo una sorta di purificazione. Una lontananza che mi sta riempiendo di nuova vita, un forziere che si arricchisce ogni volta che vedo facce di ragazzini minacciose pronti a derubarti, cartoneros che frugano nei cassonetti, marciapiedi cosparsi di mendicanti. E con questo bagaglio voglio tornare da chi mi conosce da sempre, e da chi mi ha appena conosciuto.

Una volta scesi lo spettacolo è quasi desolante. Strade vuote, auto rotte e vecchie parcheggiate, cani randagi. Sarà che è un dia de fiesta, sarà che il paese conta si e no 30 mila abitanti. Pochi metri e troviamo la tipica struttura coloniale: piazza, chiesa, municpio. Niente di più. La chiesa: incuriositi entrammo, si stava svolgendo una cerimonia di matrimonio. Poche persone, ragazze vestite stile discoteca, leopardate e scosciate, gli sposi di circa 17 anni. Salgono su una vecchia auto bianca, un cartello di cartone scritto a pennarello "RECIEN CASADOS", lattine attaccate che risuonano per tutto il paese. E i parenti tutti stipati in un furgoncino al seguito. Scene da altri tempi, scene da película.
Il nostro giro ormai non richiede altri sforzi. Momento pranzo. E cos¡ dopo una valutazione rapida di alcuni posticini aperti ci piombiamo in un ristorantino modesto, con famiglie e la cameriera cosi gentile si accorge subito della nostra provenienza e si offre di spiegarci cosa sia il piatto tipico dle 25 de Mayo: il LOCRO. Tre Italiani che si sentono come 3 argentini doc. Ci avventuriamo su questo piatto povero, una zuppa, dagli ingredienti essenziali e saporiti, un po' come quando i nostri nonni facevano il brodo con le cotiche. Qui c'è anche del cereale, orzo?, e altre cose che meglio non chiedersi. E poi il dolce... mi scelgo un almendrado, e ritrovo un po' di quel sapore di semifreddo di casa, molto più dolce, ma col ricordo forte delle pizze in compagnia. 

La giornata volge al termine, scambiamo il biglietto di ritorno con uno anticipato, arriviamo a casa in tempo perchè io possa andare a farmi una bella corsa in riva al fiume, e pensare, come sempre, a dove mi trovo a come sto, alla voglia di vivere sempre più forte che corre con il vento rosarino.


Commenti

Post popolari in questo blog

L'ARRIVO

Bangkok - giorno 2

#23F o 15 M-alasaña