pause pranzo - straordinari - Museo Macro

E siamo a jueves, quarto giorno di questa interminabile settimana. Da dove incominciare. I nostri colleghi: Ignacio è per noi il rappresentante ufficiale dell'Argentina, ci orienta sugli usi e costumi locali, le forme linguistiche, fa le veci del direttore che ancora non si è visto, è un ragazzo molto serio, un avvocato che per arrotondare - per campare - fa due lavori. Ci ha parlato degli stipendi: in Italia ci lamentiamo, pare che non ce la si fa mai ad arrivare a fine mese, eppure le proporzioni dell'Argentino medio non reggono: un affitto 1ooo $ pesos, uno stipendo medio 2ooo $ pesos. Mutui senza almeno un 50% dell'importo subito, non ne danno. Avere due lavori qui è normale e necessario. E' vero che il sistema è tutto sballato, nella Camara ad esempio non sembrano avere le giornate piene di lavoro. Tuttavia non si possono certo condannare. 
La nostra settimana di lavoro è stata tipicamente "stagista", pratiche che gli altri non hanno voglia di fare, cose da poco, per ammazzare il tempo. Il mercoledi fino alle 2,30 nessuno ci manda a mangiare, cosicchè speriamo che ci mandino a casa a quell'ora. Invece Ric e Luci arrivano proprio in quel momento: loro terranno l'ufficio aperto fino alle 17, per noi non c'è scampo. Non ci resta che andare a fare pausa pranzo al "Cafè al Volo", qui sotto agli uffici (l'edificio della nostra Camera è a 5 piani e fa parte di un complesso di altri uffici, con un piano terra stile villa coloniale, camino, tavolo enorme, soffitti, scala a chiocciola, e in alto stanze con porte stile ospedaliero anni 80, porte giallognole, odore di candeggio tutte le mattine, aule magne con seggioline spoglie e lavagne d'altri tempi). 
Appena scendiamo il cameriere sbrodola in spagnolo argentino il menu del giorno, si fa subito molto se non troppo amichevole! è un ragazzo alto con gli occhi chiari (strano da queste parti) e i capelli fatti a cresta di dinosauro. Ordiniamo senza sapere esattamente cosa, e ci chiede da dove veniamo, dice che si nota che non siamo di qui... cosi gli raccontiamo della nostra avventura. Il pranzo è accettabile, il caffè assolutamente no, anche se cortado (macchiato). 
Torniamo al nostro dovere. Abbiamo delle traduzioni da ultimare, ma Luci, che pomposamente si siede alla scrivania di Ignacio (l'avv. se ne va ogni giorno alle 2 per esercitare la sua attività) grida Camilaaaaaaaaaa dall'altro ufficio, e mi spiega con tono serio e superiore che lei ha un'urgenza, se mi interessa scriverle certe due pagine. Ovviamente all'alba delle 16 mi metto subito in atto, cercando di capire il context, cosa devo fare ecc... alle 17 l'incubo termina, mando a Lucianna per mail il fatto, e pare che manchi qualcosa ovviamente, mi sento leggermente inetta in questi periodo intenso.

Fase numero due: nonostante l'uscita straordinaria dal lavoro di ieri, mi contatto con il mio cugino di millesimo grado, l'artista Ori, che sta preparando le sue opere al museo Macro in riva al fiume. Arriviamo, il museo è chiuso, gli scrivo un messaggio e scendono due ragazzi, mi individua e cosi finalmente ci conosciamo. Ha gli occhi grandi ed azzurrissimi, sembra molto piu giovane che un trentacinquenne. Ci fa entrare al museo in via especial, è permesso solo agli artisti... e cosi arriviamo al piano dove lavora, ci presenta tutta la sua squadra, tutti ragazzi che salutano col tipico bacio a sinistra (qui in Argentina si baciano tutti!), sono molto straniti di vedere sue ragazze non pittrici in quei lidi...Dopo un minimo imbarazzo per il non conoscersi eppure essere li, hic et nunc, ci racconta il lavoro, sembra un carro di legno con delle strisce che si illuminano al buio e le pareti dipinte, e ci porta agli altri piani con le esposizioni in progress. Ci sono dei dipinti a muro urlanti di un ragazzo brasilegno, ci spiega, che usa una tecnica particolare con cherosene, il colore si scioglie e acquista sfumature... raffigura due orsi, con queste venature rosso sangue, che fanno "sentire". Ci sono ragazzi che lavorano ancora alle opere, l'inaugurazione è il giorno seguente, tutti pieni di colore... una biondina argentina fa dei dipinti che assomigliano a Pukka. Arriviamo così all'ultimo piano, una ragazza attacca bottone con mio cugino e non lo molla piu. Lui si scusa dicendo che parlava troppo. Torniamo al suo piano, mi sembra il caso di lasciarlo finire e ci despedimos. Ci invita all'inaugurazione che sarebbe proprio or ora. Ma la voglia di stare a casa, telefonare ai propri cari, aspettare chi a mezzanotte italiana torna a casa e si connette a internet, per ora questo è più importante che socializzare. Mai come ora sento che la mia vita è nella mia città. La città di cui non ne potevo più, che volevo abbandonare per vedere qualcosa di stimolante. Ma sono le persone che fanno la tua vita, le persone vicine, e in questo momento ne ho di fantastiche. Eppure, prevedendo un po' il futuro, fra qualche settimana potrei essere immersa nelle serate argentine e pensare che era proprio quello di cui avevo bisogno. Oggi il cameriere del nostro Cafè al Volo che parla italiano perchè è  da noi per lavoro, ci ha invitate fuori sabato sera in compagnia per farci conoscere la ciudad. Chissà domani se ci fideremo a darci il contatto, ma sia lui sia "cresta" sembrano bravi ragazzi. 
Per oggi sto cosi, in equilibrio sopra la follia.

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